I giovani sono sempre più interessati alla formazione negli ITS
«Per gli industriali il mondo degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS) è molto importante, allinea le richieste delle aziende all’offerta formativa scolastica, è un passo avanti nel mondo del lavoro». A dirlo è stata Azzurra Morelli, vice presidente Confindustria Firenze durante un recente incontro tenutosi alla Camera del Lavoro del capoluogo toscano, che aveva l’obiettivo di creare e potenziare una rete capace di ampliare e attirare sempre più giovani in questo genere di formazione ancora poco conosciuta.
Ma gli ITS non sono apprezzati solo da chi rappresenta gli industriali. Paola Galgani, segretaria generale Cgil Firenze, che faceva gli onori di casa durante l’evento ha commentato: «Gli ITS sono una risorsa per il territorio, ma la loro riforma va migliorata, per rafforzare questi istituti e renderli più efficienti nel rispondere all’offerta di lavoro». A dimostrazione che questi istituti piacciono anche alle parti sociali.
Finora, in Toscana, l’80% degli studenti usciti dagli ITS ha trovato lavoro: una scommessa vinta per il territorio. Firenze e l’intera regione sono un esempio virtuoso, ma non sono un’eccezione, sono la regola.
In tutta Italia gli ITS rappresentano il segmento di formazione terziaria non universitaria che risponde alla domanda di nuove competenze da parte delle imprese. I dati del monitoraggio nazionale 2022 mostrano che su 5.280 diplomati, l’80% (4.218) ha trovato lavoro – anche se non sempre si tratta di un lavoro stabile – nel corso del 2021, nonostante le restrizioni e le difficoltà causate dalla pandemia.
E i dati sulle iscrizioni online per l’anno scolastico 2022/23 sono in aumento, a dimostrazione che i giovani sono sempre più interessati alla formazione professionale fornita dagli istituti tecnici. Li scelgono il 30,7% dei ragazzi e delle ragazze. Non sono ancora i numeri dei licei, che grazie ai diversi indirizzi restano in testa nelle preferenze (56,6% dei neoiscritti), ma il trend è in crescita.
Un anno fa venivano scelti dal 30,3% degli studenti: un miglioramento minimo, dello 0,4, ma pur sempre un miglioramento.
Come sono cambiati gli ITS
Nata nel 2008, la galassia degli ITS è stata a lungo foriera di interrogativi e incertezze, e per anni la quota di studenti iscritti, in Italia, è stata nettamente più bassa rispetto agli altri Paesi europei.
Ma negli ultimi anni gli ITS sono stati perfezionati e sono diventati scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica, che permettono di conseguire il diploma di tecnico superiore rappresentando un’opportunità di rilievo nel panorama formativo italiano.
Poi è chiaro che, per loro stessa natura, gli ITS devono necessariamente imporsi come una realtà dinamica, in costante movimento: il tipo di formazione che offrono ha bisogno di continuo aggiornamento, di rinnovarsi in base alle evoluzioni del mercato del lavoro.
È per questo che il panorama sta per cambiare ancora. «Abbiamo lavorato con grande determinazione per approvare la riforma degli ITS e realizzare uno dei punti più importanti del PNRR. Ora i nuovi Istituti Tecnologici superiori iniziano il loro percorso, con fondi che ne potenzieranno la rete nazionale», ha detto il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, parlando della riforma degli ITS attesa da un decennio e firmata a luglio.
Come ricorda un articolo di Agenda Digitale, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un investimento straordinario sugli Istituti Tecnologici Superiori – 1,5 miliardi fino al 2026 – condizionato, però, dall’adozione del provvedimento di riforma dell’intero settore.
Lo stanziamento è di oltre 48 milioni di euro annui a partire da quest’anno. Risorse che arrivano dal Fondo per l’istruzione tecnologica superiore e saranno assegnati alle Regioni, che provvederanno a distribuirli ai vari istituti presenti nel loro territorio.
Abbiamo lavorato con grande determinazione per approvare la riforma degli ITS e realizzare uno dei punti più importanti del PNRR.
Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione
Il testo è stato pubblicato il 26 luglio 2022 e il decreto che distribuisce le risorse tra le Regioni è stato firmato il mese successivo. Ora l’organizzazione cambia, ribattezzando gli enti come “ITS Academy”, intesi come Istituti Tecnologici (non più tecnici) Superiori.
Ai nuovi istituti la riforma affida il compito di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali; sostenere in modo sistematico le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo del Paese; contribuire alla diffusione della cultura scientifica, tecnologica e green.
In più cambia anche la strutturazione dell’offerta formativa: ogni “ITS Academy” farà riferimento a una delle specifiche aree tecnologiche, finalizzata alla formazione di elevate competenze nei settori strategici per lo sviluppo del Paese. Si tratta di sicurezza digitale, transizione ecologica e infrastrutture per la mobilità sostenibile.
Ci sono anche due livelli di qualifiche, dettati da due tipi di percorsi. C’è il quinto livello di European Qualification Framework, di durata biennale, con almeno 1.800 ore di formazione comprendenti attività teorica, pratica e di laboratorio. E poi c’è il sesto livello di European Qualification Framework, di durata triennale, con almeno 3mila ore di formazione tra attività teorica, pratica e di laboratorio.
In più, i diplomi di quinto e sesto livello sono validi su tutto il territorio nazionale e costituiscono un titolo valido per l’accesso ai concorsi pubblici e ai concorsi per insegnante tecnico-pratico.