La seconda vita dopo il licenziamento: a Bologna nasce la sartoria solidale
Fare di necessità virtù: con queste parole si potrebbe riassumere l’impegno di Barbara Montanari, mamma single con due figli, di cui una con sindrome di Down, licenziata perché si assentava troppo spesso per assistere la figlia e i suoi bisogni. Ma questa donna coraggiosa non si è data per vinta e, anzi, ha deciso di mettere a frutto i suoi 15 anni di esperienza nella moda e nella progettazione sociale, spendendosi per valorizzare ciò che la rende una mamma così speciale. Da qui è nata Sartorie Leggere, progetto imprenditoriale di sartoria solidale che punta a dare lavoro e a sensibilizzare sul tema dell’inclusione lavorativa e sociale delle persone con disabilità.
La linea di punta dell’attività sono le cosiddette “Pagine Tessili”, magliette con frasi e poesie ricamate della giovane Sara Yakoubi, 23enne con trisomia 21 frequentatrice di un gruppo di poeti formato da studenti universitari e aspirante scrittrice con un libro in cantiere. «In Sartorie Leggere lei è un’autrice a cui paghiamo i diritti per ogni capo con i suoi testi che vendiamo ed è una copywriter che ha ideato per noi alcuni slogan: per lei è stato un passaggio importante perché è uscita dal discorso legato alla disabilità, si è inserita in un contesto di pari e ha capito che la strada della poesia ha una valenza al di là della sua famiglia e degli educatori», ha raccontato Montanari. Ad occuparsi dei ricami è una signora 76enne che si dice ben contenta di trasmettere la sua competenza a macchina a ragazze giovani.
L’idea di riportare le parole di Yakoubi sulle magliette è venuta alla social media manager di “Sartorie Leggere”, Elena Rasia, 27enne speaker radiofonica con una grande passione per i social, in sedia a rotelle a causa di una paralisi cerebrale che l’ha colpita nella mobilità. È stata proprio lei a decidere di contattare il gruppo bolognese Lo Stato Sociale per promuovere l’attività: una scommessa vinta, poiché proprio Lodo Guenzi e il resto della band sono diventati testimonial della sartoria. «“Sartorie Leggere” é una cosa bellissima. Una creazione di Sara che ogni giorno abbraccia la sua Sindrome di Down ed ogni giorno ne fa poesia. Ci hanno regalato queste cinque magliette. Vorremmo fosse un’occasione per combattete i tanti pregiudizi. Un’occasione per ricordare a tutti quanto ancora si debba fare per dare a questi ragazzi le nostre stesse opportunità», hanno dichiarato i membri dello Stato Sociale.
[legacy-picture caption=”” image=”832c320b-f79b-4767-8c06-c67ca8d92582″ align=””]Si tratta infatti di una grande occasione per molte ragazze di professionalizzarsi in maniera sensata. Elena, ad esempio, «veniva da un certo numero di tirocini scollegati tra loro, senza un progetto di crescita professionale, e dove non si teneva conto delle sue capacità. In alcuni, era prevista addirittura una manualità che lei, evidentemente, non ha. Quando le ho proposto il lavoro, ha accettato con entusiasmo», racconta ancora Montanari.
Insieme a loro, la sartoria è portata avanti da un gruppo di donne, ex “signore della moda” degli anni ’80 e ’90, tra cui la mamma della fondatrice. Una sarta, una modellista, una ricamatrice e una coordinatrice di produzione lavorano nei laboratori, coadiuvati da altre preziose collaboratrici. Ragazze, disabili e non, fanno da modelle per pubblicizzare i capi. «Puntiamo su talento e desiderio, non vogliamo collocare le persone disabili tanto per trovare loro un lavoro costringendole a fare qualcosa che non è nelle loro corde», spiega Montanari.
Quella delle Sartorie Leggere è una promessa in evoluzione, anche se all’inizio non è stato facile, ammette Montanari
Oltre che made in Italy, l’attività della sartoria è anche completamente ecologica, grazie ai tessuti di recupero che vengono utilizzati per realizzare abiti di ogni genere accessibili a donne di qualsiasi fisicità. Anche a chi è in sedia a rotelle: per semplificare la vestibilità non ci sono bottoni, zip o altri elementi, e anche le scollature sono appositamente calibrate per adattarsi facilmente alle forme del corpo.
Quella delle “Sartorie Leggere” è una promessa in evoluzione, anche se all’inizio non è stato facile, ammette Montanari. Per il progetto iniziale la fondatrice racconta di aver trovato tanti sostenitori, ma nessun finanziatore. È servita tanta motivazione e buona volontà per dare inizio, in prima battuta, alle attività che richiedevano l’investimento minore, ma finalmente la crescita è arrivata. Adesso, la fondatrice racconta di essere in contatto con altre associazioni per coinvolgere ancora più ragazze, da inserire nelle sfilate e non solo. «Le teenager sfilano insieme alle loro coetanee con autismo o sindrome di Down e capiscono che non ci sono differenze tra loro. È una cosa che apre gli occhi e l’anima, anche ai loro genitori», dice Montanari. Un’attività vivace e in piena crescita, in attesa di realizzare il sogno nel cassetto: dare vita ad un luogo di ritrovo che funzioni sia da bar che da punto vendita per le creazioni dei ragazzi, espandendo la produzione non soltanto in termini di abbigliamento ma anche di creazioni manifatturiere e artistiche.