Scuole superiori, come scegliere quella giusta?
C’è tempo fino al 31 gennaio, sul sito del Miur, per completare le iscrizioni alla scuola superiore. La scelta riguarderà una platea di un milione e mezzo di studenti. Ma il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado alla scuola secondaria di secondo grado non è una decisione facile. È già da qui, infatti, che si costruiscono le basi per il momento in cui i ragazzi entreranno nel mondo del lavoro. Stando ai dati del Ministero dell’istruzione, lo scorso anno il 55,3% dei ragazzi (su 1.455.850 studentesse e studenti, ndr) ha scelto di frequentare un liceo. Solo uno su tre, il 30,7%, ha optato per un istituto tecnico e il 14% ha scelto un istituto professionale.
Ma quante sono le scelte a disposizione degli studenti italiani?
Le opzioni sono varie. Per quanto riguarda il liceo in Italia si contano sei indirizzi: liceo artistico, musicale e coreutico, liceo degli scienze umane (con opzione economico – sociale) e i tre più gettonati, il liceo classico che lo scorso anno è stato scelto da 152mila ragazzi, il linguistico da 224mila studenti e sul podio con 336mila iscrizioni troviamo il liceo scientifico, che a sua volta presneta due opzioni, le scienze applicate e l’indirizzo sportivo. A questi si aggiungono gli Istituti Tecnici che offrono una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico e allo stesso tempo favoriscono lo sviluppo di competenze che permettono un inserimento più veloce nel mondo del lavoro. Con il diploma di Istituto tecnico, è possibile comunque proseguire gli studi all’università, soprattutto nei corsi di laurea scientifici tecnologici ed economici, o specializzarsi ulteriormente presso gli Istituti tecnici superiori.
Dal 2018 il Miur ha anche dato il via alla sperimentazione, che coinvolge licei e istituti tecnici, per conseguire il diploma in 4 anni anziché nei canonici cinque. Ad oggi sono circa 200 le scuole che hanno aderito. Può partecipare alla sperimentazione una classe per istituto. La “maturità breve” può essere una buona opzione per mettersi al pari con la maggioranza degli altri studenti europei e iniziare l’università o entrare nel mondo del lavoro un anno prima. Gli istituti tecnici sono divisi in due grandi macro settori, economico e tecnologico, e offrono complessivamente 11 indirizzi: amministrazione, finanza e marketing; turismo; meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; Informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria, agroalimentare e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.
Dopo le scuole superiori i ragazzi devono parlare correttamente in italiano, conoscere le logiche della matematica, esprimersi in inglese
Altra opzione a disposizione degli studenti sono gli istituti professionali che prevedono un biennio unitario e un triennio finalizzato ad approfondire la formazione dei ragazzi secondo le possibili declinazioni dell’indirizzo specifico. Gli istituti professionali sono caratterizzati, così come gli istituti tecnici, da undici indirizzi di studio: agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane; pesca commerciale e produzioni ittiche; industria e artigianato per il made in Italy; manutenzione e assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento ambientale; servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera; servizi culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico. Il biennio dei percorsi di istruzione professionale comprende 2112 ore: 1188 ore di attività e insegnamenti di istruzione generale e 924 ore di attività e insegnamenti di indirizzo, incluse le ore destinate ai laboratori.
Scegliere quindi non è per niente facile…
Scegliere quindi non è per niente facile. E ,nonostante la variegata offerta, l’analisi delle iscrizioni degli anni precedenti dimostra che i licei sono ancora l’opzione più gettonata. Ma sarà quella giusta? Il report del sistema informativo excelsior “previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2019-2023)” a cura di Unioncamere e Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), evidenzia come la “Digital Trasformation” e l’Ecosostenibilità infatti avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere circa il 30% dei lavoratori.
In particolare, secondo il rapporto, si stima che le imprese ricercheranno tra circa 270.000 e circa 300.000 lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a “Industria 4.0”.
Oggi si stima che nel settore dell’ICT resteranno scoperte oltre 135mila posizioni per mancanza di professionisti qualificati
«Oggi», spiega Lidia Molinari, people advisor director di Adecco Italia, «si stima che nel settore dell’ICT resteranno scoperte oltre 135mila posizioni per mancanza di professionisti qualificati». Di fatto in Italia le aziende rimangono senza forza lavoro. Le indagini Excelsior hanno evidenziato come le imprese facciano molta fatica già oggi a trovare candidati con competenze digitali. Oltretutto – e questo è il tema più critico – le difficoltà nel reperire i canditati dipendono non solo da una insufficiente offerta quantitativa, ma anche da non adeguati livelli di preparazione, riconducibili anche a carenze del sistema formativo.
E anche alla luce di questi dati perché si continua a preferire il liceo? «In Italia», continua Molinari, «il liceo viene ancora considerato una scuola più prestigiosa rispetto agli istituti tecnici. Eppure quello che noi vediamo nel quotidiano è questo mismatch tra domanda ed offerta, in modo particolare nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e in quello dell’industria minifatturiera, dove non si cercano appunto laureati ma tecnici e operai qualificati. Gli istituti tecnici superiori, ad oggi, rappresentano una soluzione efficace. Il problema principale riguarda l’informazione. Quello che dovremmo chiederci è se le famiglie, e i ragazzi, sono effettivamente informate rispetto alle potenzialità e le opportunità che offrono gli istituti tecnici o i professionali».
[legacy-picture caption=”” image=”d390447a-a977-48f2-b006-e1ea885d0d90″ align=””]E allora come prendere la decisione giusta?
«C’è un problema culturale generale», spiega Elena Ugolini, preside del liceo Malpighi di Bologna, membro del consiglio superiore della pubblica istruzione e sottosegretario all’Istruzione nel Governo Monti. «Fino a qualche anno fa si diceva “se non studi ti mando a lavorare” come se il lavoro fosse una cosa negativa, una punizione. Adesso è sempre più importante, invece, che lo studio diventi un lavoro, che sia fatto in modo efficace e aiuti veramente i ragazzi a crescere. Inoltre si possono studiare delle materie tecniche con la seria e la profondità con cui si studiano il latino e il greco e che far bene un istituto tecnico, dove si impara meccanica ed informatica e dove si fa esperienza pratica di quel che si studia, può avere un grandissimo valore formativo».
Quello che distrugge il futuro dei ragazzi è frequentare per 5 anni una scuola con persone demotivate che li scoraggiano invece di affascinarli».
Quindi ogni scelta è valida purché sia fatta con cognizione di causa. «Non meno importanti», spiega Ugolini, «sono i desideri e le passioni dei ragazzi: pensare di scegliere una scuola superiore solo in base alle possibilità di lavoro nei prossimi anni non ha molto senso. È importante spingere i ragazzi a scegliere qualcosa che faccia leva sui loro punti di forza». Il tema del lavoro è ovviamente importante. «Ma oggi», chiosa Ugolini, «esistono corsi di laurea triennali, master, e non da meno percorsi professionalizzati post diploma, che permettono di acquisire competenze più tecniche anche dopo il liceo. Quindi chi sceglie il liceo, uno studente su due appunto, non è destinato a rimanere fuori dal mondo del lavoro. Ma dalla scuola superiore, a prescindere dall’indirizzo, ci si deve congedere con tre competenze fondamentali: saper parlare in italiano, conoscere le logiche della matematica, ed essere capaci di esprimersi perfettamente in lingua inglese».