Il settore vinicolo in Italia: i trend di un mercato che innova
Nonostante la pandemia, il settore vinicolo in Italia, secondo Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, ha subito una flessione lieve, pari all’1% del 20% vendemmiato, rispetto al 2019, segno di una leadership difficile da intaccare anche nei momenti di forte crisi. Ma proprio l’emergenza sanitaria ha permesso di svelare alcune criticità del settore, facendo emergere l’urgenza di adattarsi rapidamente al cambiamento, soprattutto tecnologico. Se nel nostro Paese non è difficile produrre un ottimo vino, lo è invece venderlo, promuoverlo e farlo conoscere a un pubblico più ampio. Insomma, se prima bastava essere vignaioli o sommelier, oggi bisogna essere anche informatici, social media manager, esperti di marketing e, insieme, di accoglienza. Perché in un mercato estremamente frammentato e competitivo come quello vinicolo, l’unico modo per emergere e differenziarsi è la capacità di comunicare e affascinare il cliente.
“Wine Italy. Nuovi trend per un mercato che innova” è il titolo dell’evento PHYD organizzato lo scorso 5 luglio allo scopo di fotografare le condizioni attuali del mercato del vino e del turismo enogastronomico in Italia e per conoscere alcune delle principali tendenze su cui le aziende dovrebbero investire nel prossimo futuro. La giornalista Silvia Pagliuca ospita due esperti del settore: Slawka Scarso, consulente e docente di Marketing del vino e di Turismo enogastronomico, e Filippo Galanti, co-founder e business development di Divinea, un cosiddetto Software as a Service (SaaS) che digitalizza la customer experience delle cantine vinicole.
I macro-trend del settore vinicolo
Per comprendere meglio in che direzione si muoverà il mercato, Slawka Scarso ci mostra alcuni macro-trend economici che ben si adattano al settore:
- L’invecchiamento della popolazione: questo trend si traduce nell’assunzione di stili di vita e modalità di consumo ben precisi, guidati da una maggiore possibilità di spesa e di tempo. Chi consuma vino di solito ama farlo fuori casa, prediligendo spesso vini costosi.
- La sensibilità ambientale del consumatore: cresce il numero di aziende vinicole che scelgono di investire in packaging più sostenibili e leggeri o su processi produttivi a minor impatto ambientale proprio per andare incontro a questo sentiment.
- La ricerca dell’esperienza oltre il prodotto, come le degustazioni in cantina o al ristorante
- Il bisogno di personalizzazione e di ascolto da parte del consumer.
Secondo Scarso, le aziende italiane difettano principalmente nell’ultimo punto:
Il mercato del vino è ancora molto product-oriented. Al tempo stesso non possiamo dimenticare il consumatore. E oggi il consumatore è online
Slawka Scarso, consulente e docente di Marketing del vino e di Turismo enogastronomico
È, dunque, fondamentale per chi si occupa di vino e anche di turismo enogastronomico seguire il consumatore in tutte le diverse fasi del customer journey, dalla percezione del bisogno al post-acquisto. Un viaggio che si dipana in maniera predominante sulla Rete e sui social.
L’importanza del digitale
È proprio sul digitale e sulle opportunità date dalle tecnologie che si concentrano l’intervento e il racconto di Filippo Galanti, una laurea in ingegneria elettronica e una carriera nella finanza prima di approdare al suo primo amore: il vino. La sua startup Divinea nasce inizialmente come portale di enoturismo per favorire il dialogo tra aziende e consumatori diretti, poi il lockdown cambia le carte in tavola mostrando in realtà una nuova via. Nascono così gli smart-testing, «abbiamo portato il vino a casa delle persone che poi potevano interagire con il produttore online e degustare il proprio calice come fossero in una cantina». Indubbiamente la pandemia ha riscritto le regole della vendita di vino, ma ha aperto a nuove possibilità, come il digitale per comunicare più efficacemente con i consumatori, raccogliere dati sui comportamenti d’acquisto e sulle abitudini di consumo, vendere senza intermediari, sfruttando la forza dell’e-commerce e incrementando così i margini di acquisto.
Abbiamo portato il vino a casa delle persone che poi potevano interagire con il produttore online e degustare il proprio calice come fossero in una cantina.
Filippo Galanti, co-founder e business development di Divinea
È, come ormai abbiamo tutti compreso, una sfida culturale prima ancora che tecnologica. Occorre, quindi, sensibilizzare le realtà più piccole o semplicemente più diffidenti nei confronti di questi strumenti e del marketing affinché adottino un mindset digitale e si muniscano di nuove competenze. Come sottolinea Galanti «le persone che sono dedite all’accoglienza in cantina non sono più persone con competenze intrinseche del prodotto vino, ma inevitabilmente devono avere dimestichezza anche con l’utilizzo di strumenti digitali, per la raccolta dati ad esempio. Devono essere un tutt’uno con quella che è la strategia di vendita e di comunicazione dell’azienda e devono mostrarsi sensibili alle richieste del consumatore.»
Un consumatore che non vuole solo bere vino, ma vuole vedere cosa c’è dietro la bottiglia, quali valori e idee quel vino custodisce e racconta, per essere ubriachi di storie e di vita.
Per rivedere l’evento, è sufficiente registrarsi al sito di PHYD.