Skill Mismatch e formazione: le sfide del mercato del lavoro
Negli ultimi trent’anni, il mondo del lavoro in Italia è cambiato profondamente e con esso anche il ruolo delle Agenzie per il lavoro.
Nate per rispondere a esigenze di flessibilità, queste realtà hanno progressivamente ampliato il loro perimetro, affiancando alla gestione dei contratti a termine un crescente impegno nell’inserimento a tempo indeterminato delle persone in azienda.
È il caso di Adecco, che è diventato un punto di riferimento anche nell’ambito della ricerca e selezione. Di questo profondo mutamento, e delle sue conseguenze per imprese e lavoratori, abbiamo parlato con Andrea Siletti, Staffing Solutions Director di Adecco Italia. “Bastano alcune cifre per dare l’idea di questa trasformazione: ogni giorno Adecco impiega 55.000 persone; di queste, 26mila sono assunte tempo indeterminato”.
Ricambio generazionale, crisi demografica, difficoltà a reperire alcune competenze: tutto questo ha fatto sì che, nella maggior parte dei casi, per le imprese la necessità non sia più quella di una “sostituzione veloce”, ma di un inserimento stabile di professionalità, che possa crescere all’interno dell’impresa stessa. “L’attuale complessità del mercato e il crescente fenomeno del talent shortage rendono Adecco un partner fondamentale per molte aziende, non solo per quanto riguarda la ricerca e selezione.”, spiega ancora Siletti. Secondo una recente indagine condotta proprio da Adecco sulle PMI italiane, oltre il 40% di queste aziende riscontra difficoltà nel reperire competenze legate alla produzione, il 16,2% quelle informatiche e digitali, poi quelle commerciali (15,7%) e ingegneristiche (14,1%). Inoltre, quasi la metà delle PMI è alla ricerca di operai specializzati. “Il problema è che molto spesso i profili che ci vengono richiesti non sono disponibili sul mercato. Abbiamo ricerche aperte estremamente difficili da soddisfare a causa della mancanza di candidati”.
E questo ha prodotto un’ulteriore evoluzione di Adecco: “Stiamo passando da reclutare le competenze a formarle. Per questo serve avvicinare i giovani al mondo delle aziende e noi lo facciamo con iniziative di orientamento e formazione direttamente negli istituti scolastici, ma soprattutto con lo strumento dell’apprendistato. Oggi abbiamo circa 3000 contratti di apprendistato attivi e sempre più spesso portiamo le aziende nelle scuole cercando di individuare modalità comunicative e strumenti capaci di ‘entrare in sintonia’ soprattutto con le generazioni più giovani”.
Perché al di là delle specifiche competenze tecniche, che sono indispensabili, Siletti individua una skill trasversale a ogni comparto e altrettanto difficile da reperire: “La disponibilità a entrare in un mercato del lavoro flessibile, in cui molte opportunità non sono immediatamente visibili, ma richiedono un investimento attivo da parte delle persone. Avvicinarsi al mondo del lavoro attraverso il canale dell’agenzia ha indubbi vantaggi, soprattutto per un giovane: “Offriamo una risorsa importante, che è la possibilità di fare un primo colloquio, che non è utile soltanto per la valutazione di skill o competenze, ma può diventare un primo momento di consulenza di carriera”. Per capire le reali attitudini, le aspettative, ma anche valutare contesti diversi e opportunità mai prese in considerazione.
“C’è un altro fenomeno molto interessante che stiamo osservando”, sottolinea Andrea Siletti, “ed è la centralità che oggi ha acquisito la formazione. La possibilità di cambiare settore durante il proprio percorso è aumentata perché sono notevolmente aumentate le opportunità di formazione, ciò rappresenta un indubbio vantaggio per quei lavoratori che desiderano rimettersi in gioco, un’esigenza che le aziende non possono sottovalutare. D’altro canto, la formazione diventa anche un fattore di competitività aziendale: noi possiamo aiutare le imprese a costruire percorsi formativi che non risolvano solo la carenza di talenti nel “qui e ora”, ma che creino le condizioni per un reale crescita in questa direzione”.