Pensare da designer, agire da startupper
La fortuna non esiste. Esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione
Per Seneca il caso non esiste, esistono, invece, le opportunità, esistono un luogo e, persino, un tempo che consentono al talento di esprimersi, di mostrarsi, di formarsi liberamente. E questo è un assunto che può considerarsi valido oggi proprio come nel 20 a.C.
Uno dei fattori chiave del cambiamento in atto, tra l’accelerazione imposta dalla digital transformation e la dinamicità conseguente alla pandemia è, infatti, proprio la gestione dei talenti da parte delle organizzazioni. Come riconoscere una dote e come renderla visibile in un contesto ontologicamente chiuso e governato da rigide regole e procedure? È davvero possibile diventare imprenditori pur restando dipendenti? Si può essere portatori d’innovazione senza per forza aprire una startup? L’imprenditorialità può diventare un modello organizzativo?
Nell’evento digital di PHYD dello scorso primo marzo, Pensare da designer, agire da startupper: quello che non ti aspetti da un lavoro in banca, Roberto Battaglia, Direttore del Personale della Divisione IMI Corporate & Investment Banking in Intesa Sanpaolo, risponde a queste e a molte altre domande sull’importanza di valorizzare il capitale umano per costruire le imprese di domani, e lo fa a partire dalla sua lunga esperienza nelle risorse umane e dal suo libro dal titolo provocatorio “Startupper in azienda. Liberare il potenziale imprenditoriale nascosto nelle organizzazioni” (edito da Egea).
Con lui, Viola Giacometti, esperta di narrazioni strategiche e co-founder di Storyfactory, e responsabile di diversi progetti di talent attraction & engagement.
[legacy-picture caption=”” image=”9f461486-d7ad-407e-a731-c34ffc3633c6″ align=””]Per Battaglia non solo è possibile far emergere una persona di valore e renderla “startupper in azienda”, ma dovrebbe essere un imperativo etico per ogni azienda, manager e responsabile HR, desideroso di affrontare adeguatamente la complessità del presente e di occupare un posto in un futuro tutto da definire. Ma affinché ciò si realizzi, devono esserci due elementi fondamentali: da un lato, imprese disposte all’apertura e all’ascolto proattivo nei confronti dei propri dipendenti e persone coraggiose che accettino una simile sfida con impegno e determinazione; dall’altro un metodo chiaro di applicazione e una cassetta degli attrezzi utili ad affrontare, in egual misura, problemi e opportunità.
In un mondo del lavoro simile a «un magma, mutevole e incandescente», le organizzazioni non possono essere più dei castelli, delle roccaforti presidiate da guardiani e controllori, devono essere, per usare una metafora dello stesso Battaglia, come foreste pluviali governate dall’inaspettato, dall’imprevedibile. Solo in un simile ambiente, dinamico e flessibile, è possibile creare le preziose occasioni cui faceva riferimento Seneca, costruire una dimensione dell’imprenditorialità dove le persone, con il loro talento spesso latente, siano libere di prendere l’iniziativa e di cambiare così, insieme al loro destino professionale, anche quello dell’impresa per cui lavorano. Questo, però, comporta la più difficile delle rinunce per un leader o per chi si occupa delle persone in azienda: la perdita del controllo.
Le aziende devono essere come foreste pluviali governate dall’inaspettato, dall’imprevedibile
In questa “dimensione della talentuosità” non può esserci controllo o gerarchia; c’è spazio per autonomia, resilienza, generosità, audacia e accettazione dell’altro non nella superiorità del ruolo, ma di competenze. Questo è lo spazio ideale di espressione per professionisti «irrequieti», per leader e manager ispiratori.
Per capire meglio come rendere tutto questo reale e concreto, Battaglia ci racconta l’esperienza e la metodologia della piattaforma UP, Unlocked Potential, nata nel 2017 come sintesi di molteplici esperienze di natura formativa con l’obiettivo urgente, allora, di rispondere alla crisi occupazionale giovanile – che quell’anno ha raggiunto la punta del 40% – fornendo strumenti e conoscenze utili non tanto a trovare lavoro, quanto a inventarne o a immaginarne di nuovi. E ai giovani che oggi la pandemia costringe a una ennesima drammatica uscita dal mercato del lavoro, consiglia d’investire nelle ibridazioni delle competenze, in quella trasversalità che, pur non sostituendosi affatto alla specializzazione, sembra essere l’unica condizione a prova di futuro.
Tutto questo non può non impattare sulla figura e sui compiti dei responsabili delle risorse umane a cui si chiede di assumere un atteggiamento di fiducia e apertura, di essere meno “guardiani" e più designer, architetti, costruttori di esperienze, narratori e connettori. Imparare ad agire in modo imprenditoriale vuol dire anche questo ed «è una delle condizioni per pensare le organizzazioni in modo totalmente diverso.»
Il talk completo è ora disponibile, per guardarlo è sufficiente registrarsi sul sito di PHYD.